I cambiamenti sul fronte delle rinnovabili sono impressionanti perché si estendono in tutto il mondo.
L’installazione di milioni di impianti solari ed eolici ha consentito di raddoppiare la potenza installata delle centrali nucleari, mentre entro cinque anni l’elettricità prodotta da Sole e vento supererà quella dell’atomo.
Potranno le rinnovabili, che oggi soddisfano solo un sesto della domanda mondiale (in realtà, meno di un decimo se escludiamo la biomassa tradizionale nei Paesi in via di sviluppo), spiazzare in pochi decenni i combustibili fossili?
L’impresa è considerata irrealizzabile da molti economisti. Secondo Alberto Clò: «Le nuove rinnovabili raggiungeranno nel mondo un quarto dei consumi di energia solo nella seconda metà del secolo».
Quali sono gli elementi che fanno ritenere invece che il percorso di decarbonizzazione sarà più rapido rispetto alle dinamiche storiche dei vari combustibili che per imporsi hanno avuto bisogno di tempi lunghissimi?
Ne elenchiamo quattro:
- le diverse dinamiche di consumo dell’energia in cui si muovono le rinnovabili
- la progressiva convenienza economica
- la crescita dell’elettrificazione
- le politiche destinate a scoraggiare l’uso dei fossili.
Innanzitutto, gli scenari futuri presentano caratteristiche molto diverse rispetto al passato. Per imporsi i fossili hanno dovuto percorrere una strada in salita con una domanda in forte crescita, mentre le rinnovabili ne avranno una in discesa grazie alle politiche di efficienza.
La produzione di petrolio, per passare dall’1% nel 1900 al 40% raggiunto nel 1970, ha dovuto crescere di ben ventisei volte.
Nei prossimi decenni le rinnovabili si troveranno in un contesto completamente diverso, almeno nei paesi industrializzati. La Francia e la Germania, per esempio, prevedono di dimezzare i consumi energetici entro il 2050. È evidente che questa riduzione agevolerà l’innalzamento della quota verde.
Una seconda condizione che faciliterà la crescita delle rinnovabili è quella economica. In alcune situazioni particolarmente favorevoli già ora l’elettricità solare ed eolica è più conveniente rispetto a quella generata dalle centrali termoelettriche.
Questa superiorità si generalizzerà nel prossimo futuro grazie all’ulteriore riduzione dei costi e all’aumento delle prestazioni. Se nella generazione elettrica lo spodestamento sarà relativamente facile, non bisogna dimenticare che la quota maggiore dei consumi è legata al trasporto e agli usi termici, settori nei quali la diffusione delle rinnovabili sarà più complessa.
E qui interviene un terzo elemento favorevole, rappresentato dal ruolo crescente dell’energia elettrica. Questa tendenza faciliterà notevolmente il percorso di decarbonizzazione, poiché i chilowattora prodotti saranno sempre più verdi. Secondo l’Iea l’elettricità coprirà il 40% dell’incremento dei consumi mondiali al 2040.
C’è poi un ultimo elemento che differenzia la transizione green, legato alle politiche pubbliche e al ruolo della finanza.
Per fronteggiare l’emergenza climatica, i fossili verranno sempre più penalizzati nei confronti delle rinnovabili. Non solo saranno progressivamente ridotte le agevolazioni per i combustibili fossili, ma aumenterà la tassazione del carbonio.
Le scelte politiche, inoltre, porteranno all’immobilizzo o alla chiusura anticipata di impianti. Ben prima della fine della loro vita saranno bloccate centrali termoelettriche, come già sta avvenendo in diversi Paesi (Italia inclusa), mentre l’esplorazione di gas e petrolio troverà crescenti ostacoli.
Le politiche di disinvestimento dai combustibili fossili, infine, sono destinate ad allargarsi con l’accelerazione dei rischi climatici, mordendo non solo dal punto di vista dell’immagine ma riducendo la capacità di azione del mondo fossile.
Queste riflessioni inducono a ritenere che la sfida della decarbonizzazione delle economie, per quanto complessa, potrà essere affrontata.
Considerando che per soddisfare gli impegni dell’Accordo di Parigi il contributo annuo mondiale delle rinnovabili dovrà sestuplicarsi, occorrerà un impegno decisamente più elevato da parte di tutti i Paesi. Anche dell’Italia.